Il laboratorio
dei talenti
“Educare alla vita buona del Vangelo”. Se ben ci si
ricorda è questo il titolo dato dalla Conferenza Episcopale Italiana agli
orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020. Il desiderio dei Vescovi
italiani è quello di incentivare la cura della Chiesa nei confronti delle nuove
generazioni nella consapevolezza che l’autentica vita buona, maturata
dall’incontro con il Signore, è resa possibile solamente se
la comunità si dedica con passione e
fiducia alla sublime arte dell’educazione.
Senza chiudere gli occhi dinanzi ai continui mutamenti
sociali e senza sotterrare la testa come fanno gli struzzi nei momenti di crisi,
la Chiesa si dispone a chiedere aiuto e forza a colui che è la fonte della
speranza, il Signore Gesù e insieme, sospinta dal messaggio evangelico di cui si
fa missionaria, vive nella concretezza la carità, l’amore verso il povero, la
solidarietà fraterna.
Alcune fatiche proprie di questo tempo come l’eclissi del
senso di Dio, l’incerta formazione dell’identità personale, lo scarto tra le
generazioni, le difficoltà affettive, mentre suscitano preoccupazione e
offuscano il futuro, sono anche delle sfide che la Chiesa desidera affrontare
con rinnovato slancio.
In questo senso si pone la recente nota pastorale della
CEI intitolata “il laboratorio dei talenti” sul valore e la missione degli oratori
nel contesto dell’educazione alla vita buona del Vangelo.
Oggi, arricchiti da 450 anni di storia e esperienza
educativa, gli oratori sono una realtà cui guardano con crescente attenzione non
solo la comunità ecclesiale, ma anche le istituzioni civili, come dimostrano
diversi interventi legislativi. L’obiettivo della nota è quello di “riconoscere
e sostenere il peculiare valore dell’oratorio nell’accompagnamento della
crescita umana e spirituale delle nuove generazioni” e di “proporre alla
comunità parrocchiale e in particolare agli educatori e animatori alcuni
orientamenti”.
Anche la nostra comunità con il suo oratorio desidera
mettere in atto quanto è possibile per rispondere a questa entusiasmante sfida,
ricca di incognite, ma anche di quella speranza propria di chi è capace di
vedere nei segni dei tempi e negli avvenimenti della storia la presenza di Dio
operante in tutte le cose.
Come ben emerge dalla nota pastorale l’oratorio non è
nato da progetti fatti “a tavolino” ma dalla capacità di lasciarsi provocare
dalle urgenze e dai bisogni del proprio tempo e come hanno fatto i grandi santi
come San Filippo Neri, San Giovanni Bosco, San Calo Borromeo anche gli educatori
del 2013 sono chiamati ad ascoltare i
bisogni e le necessità di oggi. E
mentre si tenta di rispondere con sapienza a tali necessità si consegna anche
quell’immutata risposta al vuoto più profondo e più desolante: immutata non
perché vecchia e ammuffita, ma perché essenziale e originaria, sempre nuova
perché sempre gioiosa, la lieta notizia
della salvezza dell’uomo nella sua interezza.
Nel dispiegarsi delle relazioni quotidiane l’oratorio si
propone di accompagnare i ragazzi e i giovani nel
discernimento della loro vocazione, nella
crescita umana e spirituale, nella maturazione di una responsabilità concreta,
perché nel mondo possano vivere da cittadini responsabili.
La specificità
dell’oratorio sta poi nella sua identità cristiana e quindi ecclesiale. È la
Chiesa, comunità di credenti, che, in quanto madre, si prende cura dei suoi
figli. Per questo motivo l’annuncio del Vangelo in oratorio non è un contorno o,
per usare una simpatica espressione di papa Francesco, “un po’ di panna sulla
torta” con la quale guarnire tutto il restante sforzo educativo, ma è già
educare alla vita buona, secondo lo stile dell’uomo perfetto che
è Gesù.